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Immagine del redattoreMaria Grazia

Amor sacro e amor profano


Tiziano, Amor sacro e amor profano, Galleria Borghese, Roma


E' difficile parlare di un dipinto che è stato oggetto di moltissimi studi e delle più svariate interpretazioni. Forse la cosa più utile è mettersi idealmente davanti all'opera e lasciarsi prendere dalla sua straordinaria bellezza.


Siamo in un luogo ameno. Partendo da sinistra vediamo una collina che degrada dolcemente fino ad aprirsi in un ampio paesaggio, allietato da uno specchio d'acqua e da un villaggio. Sono presenti piccole figure. Una quinta d'alberi, disposta in controluce, ci avvicina al primo piano. Qui ci coglie di sorpresa un gruppo di tre figure disposte intorno a un sarcofago antico.


Si tratta di due giovani donne e di un puttino. Sono presenze inattese che appaiono davanti ai nostri occhi all'improvviso, lasciandoci sorpresi e affascinati.


Una delle due donne si è accomodata sul bordo del sarcofago. Indossa un vestito di seta bianca con una manica rossa.

Ci guarda, sicura di sè. I capelli biondi sono in parte sciolti sul petto e spicca l'oro sul candore della pelle


Tiene in mano un mazzolino di fiori, come la sua sorella ideale, la Flora degli Uffizi. Anche questa è bionda, vestita di bianco, ma più sensuale. E non indossa guanti. Le dee non indossano guanti.

La giovane bellezza della Galleria Borghese è probabilmente una sposa.

L'interpretazione del quadro in chiave matrimoniale è l'ultima in ordine di tempo. Lo stemma degli Aurelio riconosciuto sul sarcofago ha fatto pensare al matrimonio di Niccolò Aurelio con Laura Bagarotto celebrato nel 1515 a Venezia. Si era trattato di un matrimonio molto discusso. Lei era vedova. Il padre era stato condannato a morte ingiustamente dal Consiglio dei Dieci per sospetto tradimento.

Niccolò era segretario del Consiglio dei Dieci. Prima del matrimonio, una volta riconosciuto l'errore giudiziario, Laura era rientrata in possesso dei beni di famiglia e dei suoi propri,

E' molto probabile che sia stato Niccolò Aurelio il committente dell'opera.


L'altra donna assomiglia molto alla prima, ma si presenta a noi nella sua splendida nudità. Anche lei siede su un lato del sarcofago e si appoggia sul bordo con la destra, mentre alza la sinistra verso il cielo, tenendo nella mano un lume acceso. Un ricco panno rosso, agitato dal vento, accende di delicati riflessi la carnagione bianchissima.

A lei è stato attribuita la definizione di "Amor sacro", essendo l'altra donna, riccamente abbigliata, pronta per vivere nella società, "Amor profano". Il suo sguardo è rivolto verso la compagna e sembra suggerirle qualcosa, un invito forse verso pensieri e sentimenti nobili e spirituali.


Rimane da considerare il puttino alato, certo un Amorino che agita con una mano l'acqua presente nel sarcofago. A questo punto ci rendiamo conto che l'uso del sarcofago antico è cambiato. La sua destinazione funeraria è dimenticata. Ora è una fontana piena di acqua limpida, simbolo di vita per eccellenza.

Le due donne sono dunque sedute sui bordi di una fontana. Amore, che non a caso si trova proprio al centro del dipinto, è stato l'artefice di questa trasformazione.


Come accade per molti dipinti antichi,, l'interpretazione iconologica si ferma davanti a un messaggio troppo difficile da comprendere. Resta tuttavia spazio alla nostra personale lettura e anche questo aggiunge felicità alla contemplazione del dipinto.


Si tratta di un'opera giovanile di Tiziano, un pittore che durante las ua lunga vita, ha continuamente rinnovato il suo stile, sempre raggiungendo vette altissime di eccellenza.

Tuttavia mi sembra che ci sia in questo momento della sua creatività una festa cromatica, una gioia, una leggerezza, un piacere quasi sensuale del bello, che appartengono a un uomo nella pienezza del suo slancio vitale. Si sente che l'artista è padrone di sè, della sua arte, del suo destino.



  • TIZIANO AMOR SACRO E AMOR PROFANO. Electa 1995 CATALOGO DELLA MOSTRA TENUTASI A ROMA PRESSO IL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI





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