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Immagine del redattoreMaria Grazia

Un ritratto perduto di Laura

Aggiornamento: 10 feb 2022


Simone Martini, Maestà, Palazzo Pubblico Siena


Francesco Petrarca (1304-1374) nei sonetti LXXVII e LXXVIII del Canzoniere parla di un ritratto di Laura, la donna amata dal poeta, da lui cantata in vita e in morte con versi sublimi, che hanno ispirato per secoli la poesia italiana.

L'autore del ritratto era quello che il poeta chiama "il mio Simon", quasi certamente Simone Martini, il grande pittore senese che, dopo qualche precedente soggiorno, si stabilì definitivamente ad Avignone dal 1340 fino alla morte avvenuta nel 1344.

Il dipinto è perduto e non ci resta che fantasticare su come potesse essere un ritratto femminile di quegli anni e di quel pittore.


Così Petrarca "dipinge" Laura:


"Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

che 'n mille dolci nodi gli avolgea.

e il vago lume oltra misura ardea

di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi"

(Canzoniere XC)


Aveva capelli lunghi, biondi, gli occhi luminosi. Come per la Silvia di Leopardi la giovinezza splendeva negli occhi che troppo presto si sarebbero spenti.


Possiamo immaginare Laura seduta su un prato in un giorno di primavera:


"Da' be' rami scendea

(dolce ne la memoria)

una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo

et ella si sedea

humile in tanta gloria,

coverta già de l'amoroso nembo."


Più avanti il poeta rammenta i fiori che cadevano sulle trecce bionde


"...ch'oro forbito et perle

eran quel dì a vederle..."


e ancora ricorda


"...il divin portamento

e 'l volto, e le parole e 'l dolce riso...."

(Canzoniere CXXVI)

Se mai Simone Martini ha fatto quel ritratto, doveva essere simile alle raffigurazioni femminili presenti nelle sue opere, tenendo presente che si tratta di immagini idealizzate di Sante che partecipano a un evento sacro nel contesto di una Maestà o di un Polittico.


L'opera più famosa di Simone è la Maestà del Palazzo Pubblico di Siena (1315), un immenso affresco che raffigura la Madonna col Bambino circondati da una corte di santi e angeli sotto un baldacchino allestito in una sorta di Paradiso laico e cittadino.




La Madonna in trono, al centro dell'affresco, indossa un manto di una pregiata stoffa blu e oro bordato da una passamaneria intessuta d'oro. Il volto è delicato, gentile, dall'espressione dolcissima. La testa è coperta da un velo bianco che non nasconde del tutto i capelli biondi, tanto che ne sfuggono due ciocche ondulate.



Tra i santi alla destra del gruppo centrale ( sinistra per noi) compare una donna con la sguardo rivolto verso l'alto. E' Santa Elisabetta d'Ungheria, una regina, cui è concesso, in virtù della corona, di stare a capo scoperto. Può così esibire i biondi capelli che incorniciano il viso e che sono raccolti dietro alla nuca.







A sinistra (destra per noi) c'è un'altra testa coronata. Si tratta di Santa Caterina d'Alessandria, anche lei bionda,ricciuta, con la scriminatura centrale e la piega appena fatta.

Entrambe le sante hanno lineamenti gentili, grandi occhi, colli lunghi e sottili.









Gli angeli, creature notoriamente asessuate , hanno volti molto simili a quelli femmunili, ma loro possono esibire i biondi capelli sciolti, o trattenuti appena da una coroncina di fiori.








Come non ricordare la bellezza austera dell' Arcangelo Gabriele dell'Annunciazione degli Uffizi?


Altri esemplari femminili si trovano nei numerosi polittici eseguiti da Simone.

Tra le opere più antiche mi piace ricordare due affreschi della Basilica Inferiore di Assisi.


Santa Elisabetta d'Ungheria è una delle immagini femminili più sontuose realizzate da Simone Martini. A una data molto precoce (1319). Il pittore si rivela interprete di un gotico elegante. La veste della donna è fatta di vari strati di tessuto evidenziati dai gesti della Santa che con grazia ne solleva i lembi.




Il delicato profilo è incorniciato dai capelli biondi arrotolati intorno alla testa in una sorta di treccia di foggia inusuale.








Santa Chiara è raffigurata di fronte, il capo coperto, gli occhi persi in una lontananza irraggiungibile, limpida, estatica. Forse il più bel viso femminile di Simone Martini.



Come poteva essere Laura?

Probabilmente si trattava di un ritratto idealizzato. All'arrivo di Simone ad Avignone Laura non era più giovanissima e non dobbiamo dimenticare che a quel tempo la giovinezza delle donne sfioriva precocemente a causa dei fraquenti parti. Lo stesso Petrarca lo ricorda nel Secretum.


Se mai è esistito un ritratto di Laura, la donna amata non doveva apparire molto diversa dalle Sante raffigurate da Simone ed è lo stesso poeta a suggerirlo.


"Ma certo il mio Simon fu in paradiso

(onde questa gentil donna si parte),

ivi la vide, et la ritrasse in carte

per far fede quaggiù del suo bel viso.


L'opra fu ben di quelle che nel cielo

si ponno immaginar, non qui tra noi,

ove le membra fanno a l'alma velo....."

(Canzoniere LXXVII)






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