Si chiamava Guido di Pietro e da frate domenicano aveva preso il nome di Fra Giovanni. Un suo contemporaneo. in un poemetto latino, lo aveva definito "Angelicus pictor" e più tardi la Chiesa lo aveva proclamato Beato.
Troppa santità! Non c'era bisogno di questi appellativi per ricordarlo insieme a Masaccio a Domenico Veneziano, a Piero della Francesca come uno dei maggiori pittori del Rinascimento, uno dei primi a comprendere e interpretare i tempi nuovi.
Il dipinto che ho scelto è una tavoletta di piccole dimensioni (24x23 cm.) conservata a Firenze nel Museo di San Marco.
Angelico, Imposizione del nome al Battista, Museo di San Marco, Firenze
"Pittura di luce " è stata definita la produzione artistica realizzata da alcuni pittori a Firenze tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Quattrocento. Guardando questo dipinto è facile comprenderne la ragione.
Candide e senza ombre sono le superficie architettoniche. Luminoso il cielo. Chiari e vivaci i colori degli abiti delle donne.
Ma andiamo per ordine. Cosa sta succedendo in questo cortile,
Occorre riprendere in mano il Vangelo di Luca (1,59 e seguenti) dove l'Evangelista parla della nascita del Battista e dell'imposizione del suo nome.
Zaccaria ed Elisabetta non avevano avuto figli ed erano in età avanzata. Un angelo era apparso a Zaccaria annunciandogli la prossima nascita di un figlio che si sarebbe chiamato Giovanni. L'uomo, turbato, si era mostrato incredulo e per questo era stato punito.
Era diventato muto.
In occasione della circoncisione del figlio, i parenti gli chiedevano a gesti che nome volesse dare al bambino. Fu la moglie a dire che si sarebbe chiamato Giovanni. Allora Zaccaria scrisse su una tavoletta: "Giovanni è il suo nome" e d'improvviso riprese a parlare, tra la meraviglia di tutti.
Angelico colloca l'episodio all'esterno. Zaccaria è seduto su un muretto, in disparte, chiuso nel suo silenzio, ma un gruppo di giovani donne si avvicina a lui accompagnando la moglie e il bambino. Il vecchio si accinge a scrivere il nome suggerito dell'angelo.
Siamo in uno spazio prospiciente una bella casa fiorentina, col suo portone delimitato da conci regolari e la sua altana dipinta con precisione prospettica.
In angolo con la facciata c'è un muro, scandito da specchiature regolari e coronato in alto da vasi in terracotta colmi di fiori. Al di là del muro spuntano le chiome di alcuni alberi
Si ritiene che Angelico abbia studiato attentamente gli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci tanto da riprenderne puntualmente alcuni motivi
Masaccio ( e Filippino Lippi) Resurrezione del figlio di Teofilo, Cappella Brancacci, Chiesa del Carmine, Firenze, 1427 (per le parti riferibili a Masaccio)
Il muro con le specchiature, i vasi e gli alberi sono motivi che Angelico ha tratto
dall'affresco del Carmine, ma l'idea più "masaccesca" mi sembra che consista in quel lungo corridoio che si apre oltre il portone d'ingresso e si sviluppa in diagonale fino ad aprirsi su uno spazio alberato.
E che solennità nella figura femminile ammantata di azzurro, plastica come uno degli apostoli di Masaccio e insieme tutta percorsa dalle eleganze proprie dell'Angelico che ha bordato il manto con una fettuccia d'oro e indugiato sulla cuffia della donna, leggera e ricamata.
Anche le altre donne hanno abiti impreziositi da bordure e ricami in oro e acconciature molto accurate con le treccine bionde che girano intorno al capo.
Zaccaria è un fratello ideale del San Pietro di Masaccio, ma che meraviglia il suo abito rosa che cangia a seconda della luce.
Qualcuno potrà essere sorpreso di tanta qualità e bellezza dei dettagli in così piccolo spazio, ma dobbiamo ricordare che Angelico era un miniatore.
La tavoletta forse apparteneva alla predella di una pala, di cui non si hanno notizie, ed è databile alla fine del terzo decennio del Quattrocento.
Comments