Siamo in Francia, negli ultimi anni di quel regime che era tanto dolce per chi aveva avuto la sorte di nascere dalla parte giusta, o di entrarci per le proprie grazie. Madame du Barry era stata l’ultima favorita di Luigi XV, subito gratificata con un prezioso dono, il castello di Louveciennes (1769). La nuova proprietaria aveva messo mano a restauri e abbellimenti nel vecchio edificio e nel parco aveva fatto edificare dall’architetto Claude Nicolas Ledoux un nuovo padiglione dedicato alla musica.
Qui dovevano trovare posto quattro grandi tele affidate a Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), il pittore che aveva deliziato per anni i suoi committenti con quadri dal sapore decisamente erotico. Invece le opere per Madame du Barry avrebbero illustrato, con tratti delicati, la nascita e lo sviluppo di una relazione sentimentale, come suggerisce il titolo: Progresso dell’amore nel cuore di una fanciulla.
I grandi dipinti, che impegnarono il pittore per due anni (1771-72), una volta finiti e sistemati nel padiglione, apparvero a Madame du Barry incoerenti con lo stile classicheggiante dell’edificio e furono rifiutati. Conservati per qualche tempo a Grasse, città natale del pittore, presero infine la strada del mercato internazionale d’antiquariato finché approdarono nella Collezione Frick di New York. Qui le tele trovarono posto in una grande sala tutta arredata con mobili e suppellettili francesi del secolo XVIII.
Non ci resta che seguire la trama, davvero esile, che le immagini suggeriscono. Affascinante è dovunque l’ambientazione. Un magnifico giardino con grandi alberi, cespugli, fiori, con angoli riservati agli incontri amorosi e la presenza vigile di statue che si animano e partecipano agli eventi. Vi si racconta una leggera, ingenua favola, un po’ leziosa, come voleva lo spirito dei tempi. Ma la qualità della pittura riscatta tutto.
L’inseguimento. Un giovane irrompe nello spazio tranquillo di un giardino occupato da due donne, e dichiara le sue intenzioni offrendo un mazzolino di fiori a una delle due fanciulle. Questa reagisce apparentemente spaventata. In alto a destra, tra le fronde, una scultura sembra osservare la scena. Si tratta di una fontana con due putti a cavalcioni di un delfino. Questo è uno degli attributi di Venere, ma la dea per ora è assente.
La sorpresa. Il corteggiatore non desiste ed entra in un giardino dove la fanciulla opportunamente si fa trovare da sola. Il personaggio principale del dipinto è Venere con suo figlio Cupido, che dall’alto di un plinto sta osservando la scena, decisa a intervenire. E’ la dea che tiene tra le braccia la faretra con le frecce che fanno innamorare, è lei che, con bella torsione, sta per estrarne una da porgere a Cupido.
L’amante incoronato. Il corteggiamento è finito, l’amore è stato dichiarato e ricambiato. Una corona di fiori posta sulla testa dell’innamorato suggella lo scambio di promesse. Il giardino è tutto fiorito come se fosse partecipe dell’esultanza dei due giovani. In alto su di un plinto Cupido dorme, avendo svolto il suo incarico. Un pittore sta immortalando l’avvenimento.
Lettera d’amore. La coppia si trova al centro della scena, lei seduta su una specie di ara, lui in piedi che l’abbraccia teneramente. Vediamo qui il primo gesto affettuoso di tutto il ciclo, che fa dimenticare quanto di convenzionale c’era negli episodi precedenti. La giovane donna sta leggendo una lettera d’amore. Ci saremmo aspettati che questa tela precedesse nell’ordine quella raffigurante L’amante incoronato, invece sembra che sia proprio l’opera conclusiva della serie.
C’è chi la definisce Amore-Amicizia, ipotizzando che al venir meno della passione, si possa stabilire tra due amanti un’affettuosa amicizia, che cerca di far rivivere i ricordi, leggendo una vecchia lettera d’amore. Allusione alla relazione tra Luigi XV e Madame du Barry? O non sarà piuttosto un invito all’amante di tener vivo il primitivo sentimento facendo giungere all’amata sempre nuove testimonianze del suo amore? C’è una nuova statua, fredda, di marmo bianco, che guarda altrove, ma c’è una novità. La mano che la dea porta al petto sostiene un cuore (di lui, di lei?), un cuore dato per sempre. Forse rappresenta la Fedeltà, come fa il cagnolino ai piedi della coppia, anche lui simbolo dell’amore coniugale.
Fragonard, uno degli ultimi esponenti della pittura “Rococò”, finì in miseria i suoi giorni, travolto dal turbine della Rivoluzione, che aveva cancellato per sempre il suo mondo.
A confronto con gli splendidi giardini della serie per Madame du Barry, mi piace ricordare alcuni disegni che il pittore eseguì durante il suo soggiorno in Italia del 1760. Raffigurano il giardino di Villa d’Este a Tivoli. Era allora un giardino trascurato, dove la vegetazione era cresciuta in modo spontaneo cancellando in parte l’armonia del giardino “all’italiana”. Il pittore ne interpreta lo spirito e lo fa rivivere con un tratto leggero.
Jean-Honoré Fragonard, Vedute del Giardino di Villa d’Este, disegni a sanguigna, Besançon, Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie
(Sull’argomento c’è un bel catalogo della mostra Fragonard e Robert a Roma, Roma 1990)
La Frick Collection al momento è chiusa per restauro e ampliamento. Le opere saranno visibili per due anni nell’edificio del vecchio Whitney Museum of American Art.
Riferimenti ed opere citate:
Elisabeth Vigée Le Brun, Ritratto di Madame du Barry, Philadelphia Museum of Art
Jean-Honoré Fragonard, Progresso dell’amore, Frick Collection
Jean-Honoré Fragonard, Vedute del Giardino di Villa d’Este, disegni a sanguigna, Besançon, Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie
Fragonard e Robert a Roma, Roma 1990
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