John Singer Sargent, Dottor Pozzi a casa, 1881, Hammer Museum, Los Angeles
Perché cominciare questo blog da ”L’uomo con la vestaglia rossa” ?
Sono stata attratta dal titolo di un libro di Julian Barnes, appena uscito per Einaudi che riporta in copertina un particolare del famoso quadro.
Da qualche tempo stavo studiando le opere di John Singer Sargent e mi ero soffermata a lungo su questa curiosa immagine. Mi chiedevo come mai il dottor Pozzi, un medico famoso, ricco, ben inserito nella società del suo tempo, avesse chiesto di essere ritratto in veste da camera. Raffinata nonchalance di un dandy? O era stata un’idea del pittore affascinato dalla possibilità di esercitarsi su varie tonalità di rosso: la tenda, il tappeto, la vestaglia?
La posa dell’uomo è talmente nobile che, mutato l’abbigliamento, potremmo immaginarlo in un contesto pubblico ufficiale piuttosto che nell’intimità della sua casa.
La sinistra posa sul fianco, anzi, a guardar meglio, si tiene a uno dei due cordoncini che costituiscono la cintura. Piccolo artificio per evitare di conferire un’eccessiva solennità a una posa che la tradizione figurativa riservava spesso a figure eroiche (ricordo per esempio il David del Verrocchio, o quello bronzeo di Donatello, entrambi nel museo del Bargello a Firenze). L’uomo è bello, nobile, virile. Guarda qualcuno o qualcosa alla sua sinistra, o forse è solo perso dietro ai suoi pensieri.
John Singer Sargent è stato un famoso ritrattista, ma io amo molto anche i suoi acquerelli, come quelli realizzati in Italia nel 1907.
John Singer Sargent, Giardino di Boboli, Brooklyn Museum of Art, New York
Era una giornata blu. Sono blu gli alberi, grande massa indistinta intrisa di bruni e di azzurri. E’ blu la lunga ombra che le piante gettano sul terreno dove più bianca spicca la parte illuminata dal sole. Le sculture, con le grandi vasche sagomate e le figure che le sormontano non sembrano fatte di pietra ma di materia morbida, plasmata dal variare delle luci.
Symphony in White no 1
James Abbott Mc Neil Whistler (1834-1903)
Symphony in White no 1 (The_White_Girl)_1862, National Gallery, Washington
Il libro di Julian Barnes raffigura in un vasto affresco svariati protagonisti della Belle époque.
Una giovane donna è raffigurata in piedi in un ambiente caratterizzato da pochi elementi d’arredo: una tenda bianca con tenui disegni; un ricco tappeto fiorito; una pelle d’ orso corredata dalla rispettiva testa. La luce investe la stanza ed enfatizza il bianco della veste femminile. Colpisce subito l’esercizio di bravura del pittore che ci fa percepire in modo quasi tangibile la leggera mussola della tenda, il soffice pelo dell’orso e la lucida stoffa del vestito. Abito dalla foggia molto casta, quasi da prima Comunione. Accollato, lungo fino a coprire i piedi, con un piccolo strascico, è stretto sotto il seno da una cinturina con fiocco. Ma non lasciamoci trarre in inganno.
In mezzo a tanto bianco spicca la massa dei capelli del più bel rosso Tiziano, che circondano il viso dall’incarnato caldo e labbra vermiglie. La donna, Joanna Heffernan, modella e amante del pittore, ci guarda sicura, certa della sua bellezza. Si trattava probabilmente di una cortigiana, ma il pittore ne ha fatto un emblema di purezza, tanto che alcuni critici hanno voluto vedere nel dipinto una simbologia quasi religiosa. La ragazza tiene nella mano destra un ramoscello con un fiore bianco, che taluni hanno identificato con un giglio.
L’orso, con la bocca spalancata, ha da dire la sua nel contesto di tanta grazia. Bloccato per sempre nell’atto di sbranare una preda, rappresenta un efficace contrasto al viso angelico femminile.
Virtù e peccato ha detto qualcuno!
James Abbott Mc Neil Whistler (1834-1903)
Arrangement en gris et noir n. 1, 1871 Museo D’Orsay, Parigi
In un ambiente molto sobrio, quasi una celletta monacale, siede un’anziana donna. Pochi gli elementi d’arredo: una tenda scura, una seggiola, un panchettino dove la donna posa i piedi, un quadro alla parete. Si tratta di un’incisione raffigurante Black Lion Wharf, copia di un lavoro dello stesso artista, realizzato nei primi anni londinesi (1859). La donna è raffigurata di profilo con le mani giunte in grembo. Il volto è severo, l’espressione concentrata. La sua figura, avvolta in un pesante abito scuro, è sottratta alla nostra vista. Un’unica linea definisce il profilo del volto e del corpo. Due soli colori, nero e grigio, costituiscono la tavolozza. La costruzione, rigorosamente definita dalle verticali della tenda e dalle orizzontali del battiscopa e del pavimento, contribuisce a collocare la donna in una dimensione atemporale, quasi iconica.
Ne è conferma il fatto che molti anni dopo, nel 1934, l’opera di Whistler, privata del suo titolo originale e diventata tout court La Madre, fu utilizzata negli Stati Uniti per un francobollo celebrativo “In memory and in honor of the mothers of America”.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Whistler! Grande fortuna per l’opera, ma forse un utilizzo troppo popolare per i gusti del pittore.
Riferimenti ed opere citate: David del Verrocchio e di Donatello:
John Singer Sargent, Dottor Pozzi a casa, 1881, Hammer Museum, Los Angeles
John Singer Sargent, Giardino di Boboli, Brooklyn Museum of Art, New York
James Abbott Mc Neil Whistler (1834-1903) Symphony in White no 1 (The_White_Girl)_1862, National Gallery, Washington
James Abbott Mc Neil Whistler (1834-1903) Arrangement en gris et noir n. 1, 1871 Museo D’Orsay, Parigi
Bellissimo blog, grazie per avermi fatto conoscere questo artista meraviglioso!!