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Immagine del redattoreMaria Grazia

Tiziano, Bacco e Arianna

Aggiornamento: 14 apr 2021


Tiziano, Bacco e Arianna, 1523, National Gallery, Londra

(Teseo) Batte coi remi il mare, l'ha dimenticata, fugge,

lasciando che i venti disperdano le sue promesse.

E con sguardo disperato la figlia di Minosse (Arianna)

lo segue da lontano, tra le alghe, una baccante

di marmo, travolta da un'ondata d'angoscia;

lo segue, i biondi capelli scomposti, senza nastri,

il petto scoperto, senza che lo veli una veste,

senza un laccio che leghi il suo seno di latte:

scivolate dal corpo quelle vesti giacciono

sparse ai suoi piedi: un gioco per le onde del mare.

Ma lei non si cura di nastri o di veli che cadono:

a te con tutto il cuore, Teseo, con tutta l'anima,

a te con tutta la sua mente si avvinghia perduta.

E lei guarda tristemente la nave allontanarsi

trafitta in cuore dai mille affanni che la tormentano.

Ma dall'altro lato scende a volo il giovane Bacco

con il suo seguito di Satiri e Sileni,

cercando te, acceso d'amore per te, Arianna.

E con lui, in preda a pazzia, eccitate si agitano,

dimenando la testa al grido evoè, le Baccanti.

Alcune scuotono i pampini in cima ai tirsi,

altre spargono le membra di un vitello squartato,

si cingono la fronte di serpenti attorcigliati

o celebrano con riti oscuri quel culto

misterioso che i profani vorrebbero conoscere.

Battono a mani aperte i loro timpani,

traggono squilli acuti dal bronzo dei cembali

o soffiano dai corni boati profondi,

mentre il flauto barbaro stride rumori terribili.


(Da Catullo, Carmina, 64)


Chi non ricorda Arianna? Era la figlia di Minosse che diede a Teseo un gomitolo di lana con il quale l’eroe ateniese, dopo aver ucciso il Minotauro, fu in grado di ritrovare la strada per uscire dal labirinto. Arianna fuggì con lui, lasciata la famiglia, la casa, la reggia.

Giunsero nell’isola di Nasso e qui Teseo l’abbandonò.

La prima parte dei versi di Catullo descrive la disperazione di Arianna.

Tiziano forse conosceva i versi di Catullo, o gli erano stati suggeriti da qualche erudito della corte di Alfonso I, duca di Ferrara, committente del dipinto. I Carmina di Catullo erano stati tradotti dal Guarino e stampati a Venezia nel 1521.

Molti particolari fanno pensare a Catullo nel quadro di Tiziano. Un mucchio di panni bianchi abbandonati per terra, il corpo di Arianna proteso verso il mare dove ancora si vede, da lontano, la nave di Teseo che fugge, l’improvviso gesto della donna che afferra un manto e si copre sommariamente. Infatti nel silenzio ha sentito avvicinarsi un suono confuso di molte voci, di diversi strumenti. Quante cose ci racconta Tiziano in un gesto. Disperazione per l’amore perduto, pudore davanti all’arrivo di un estraneo, spavento per l’irrompere improvviso di una folla sconosciuta. Intanto il viso già si volge verso il nuovo arrivato che l’apostrofa con parole d’amore.














Ecco Bacco che avanza su di un carro trainato da due ghepardi e, giunto davanti ad Arianna, balza a terra con un movimento improvviso e per un attimo resta sospeso nell’aria.

I miti di Bacco sono molti e diversi e altrettanto svariate sono le immagini che lo rappresentano. Il Bacco di Tiziano è giovane, seducente, innamorato. E’ il “puer aeternus” di Ovidio.


“La tua giovinezza è infatti intramontabile, tu sei fanciullo in eterno, tu sei bellissimo e ammirato in alto nel cielo”.

(Metamorfosi, libro IV, 17-19)



Arianna e Bacco sono due figure speculari ed entrambe rispondono alle regole policletee del contrapposto: alternanza nella postura tra parti che avanzano e altre che arretrano. Tuttavia l’avanzare di Bacco, cui corrisponde il braccio sinistro teso all’indietro è un’interpretazione libera delle regole classiche per l’inusuale ampiezza del gesto.


Un personaggio misterioso anticipa il corteo di Bacco e bilancia a destra la figura di Arianna. Si tratta di un uomo ignudo che si divincola nelle spire di un serpente. Nel testo di Catullo si parla delle Baccanti che hanno il capo cinto di serpenti. Tiziano ha trasposto questo particolare adattandolo a una figura maschile in omaggio alla statua del Laocoonte, che, dal giorno della sua scoperta in una vigna di Roma (1506) era diventata un modello esemplare di arte antica.



Ancora in primo piano val la pena di ricordare il curioso episodio del cagnolino che abbaia a un piccolo satiro, spaventato da una creatura strana, mai vista. Da notare anche la brocca di rame gettata sopra i panni bianchi, dove il pittore ha impresso la sua firma.

Avanza con moto ondeggiante il gruppo che tradizionalmente accompagna Bacco. Si odono suoni festosi di cembali. Un giovane esibisce una zampa di vitello in riferimento agli usi selvaggi delle Baccanti. Ultimo ad arrivare è il vecchio Sileno in groppa a un asinello.


Tiziano, principe nell’uso del colore, inizia la storia da sinistra con colori freddi, variando con delicate sfumature la gamma dei blu, da quello intenso del manto di Arianna a quello più pallido del mare, a quello azzurro limpido del cielo. Più caldi sono i colori della parte destra del dipinto. Gli alberi filtrano la luce, ombreggiando appena il sentiero percorso dal corteo di Bacco. In alto a sinistra, dove il cielo si fa più scuro, quasi violaceo, vediamo alcune stelle disposte in cerchio. Bacco ha promesso ad Arianna che sarà sua sposa e che le dedicherà una corona di stelle: è la costellazione della Corona Boreale.


Il dipinto, attualmente conservato nella National Gallery di Londra, faceva parte della decorazione del Camerino di Alfonso I d’Este nel suo castello di Ferrara. Si trattava di un complesso superbo. Oltre a questo quadro c’erano altre due opere di Tiziano, una di Giovanni Bellini, una di Dosso. Il Bacco e Arianna è stato finito nel 1523.

 

Riferimenti ed opere citate:


  • Tiziano, Bacco e Arianna, 1523, National Gallery, Londra

  • Notizie sul Camerino di Alfonso I in: Vincenzo Farinella, Alfonso I d'Este. Le immagini e il potere: da Ercole de' Roberti a Michelangelo, Officina Libraria, 2015

  • La traduzione da Catullo è di Mario Ramous

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