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Immagine del redattoreMaria Grazia

William Hodges in viaggio nel Pacifico

Siamo a Londra negli anni Settanta del XVIII secolo.


Il capitano James Cook era da poco ritornato da un lungo e pericoloso viaggio di esplorazione nel Pacifico Meridionale, nel corso del quale aveva toccato la Nuova Zelanda e le coste orientali dell’Australia.

Sollecitato da alcuni scienziati della Royal Society, che erano convinti dell’esistenza di un enorme continente ancora più a sud delle terre già visitate, la cosiddetta Terra Australis, il governo inglese incaricò James Cook di una seconda spedizione, che lo portò di nuovo nel Pacifico.

Partito nel 1772 con due navi, la Resolution e l’Adventure, Cook rientrò a Londra nel 1775, certificando di non aver trovato traccia del fantomatico continente. Tra il suo equipaggio c’era anche un giovane pittore inglese, William Hodges (1744-1797).

Hodges, che era stato allievo del paesaggista Richard Wilson, era incaricato di documentare le località visitate. Durante il viaggio il pittore eseguì soprattutto disegni e solo al ritorno in patria elaborò questi schizzi, realizzando una serie di dipinti a olio. Da questi furono poi tratte delle incisioni che andarono a illustrare il libro di memorie che il Capitano Cook scrisse sul suo viaggio.


Otaheite (Tahiti)


Riesce difficile credere che un quadro come questo, sia stato dipinto a Londra. Come avrà fatto il pittore a ricreare, sotto i pallidi cieli inglesi, la luce abbagliante che illumina quei paesi lontani? Ha ricostruito la sua visione mentale partendo dalla grazia bucolica del primo piano, dove scorre l’acqua di un fiume, conducendo poi lo sguardo dello spettatore verso il fondo grazie a due quinte rocciose in ombra, fino a fare apparire, diafane nella luminosità del cielo, le grandi montagne.

Otaheite con la Resolution e l’Adventure


Il paesaggio si sviluppa secondo una linea diagonale che disegna i rilievi, da quello in ombra, più scuro, in prossimità del golfo, a quello più illuminato in secondo piano, fino alla catena di picchi altissimi che trascolorano nella luce del cielo. A bilanciare questa parte ecco le vele delle imbarcazioni dei nativi che occupano il primo piano. In mezzo all’insenatura, alla fonda, le due navi inglesi.


Veduta di capo Stephens in Cook’s Strait ( è lo stretto che divide le due isole maggiori della Nuova Zelanda).


E’ un quadro di gusto romantico, dove assistiamo allo scatenarsi di una tempesta che agita il mare. Sballottata dalle onde, una nave inglese sembra indifesa nel tumulto degli elementi. In primo piano una coppia con un bambino e grandi uccelli marini.


Veduta dell’isola di Pasqua.


Hodges è colpito dalle maestose statue che costellano l’isola e le documenta con precisione. Si tratta di monoliti di tufo nero sormontati da una sorta di cappello cilindrico di una roccia rossastra. La composizione è molto semplice. Dominano i grandi Maoi su un paesaggio roccioso e brullo, mosso soltanto da poche zone in ombra, in un contesto in pieno sole.


Veduta del Capo di Buona Speranza


Il pittore ha usato lo stesso grigio scuro per il mare in primo piano e per le nuvole, avvolgendo così il paesaggio in un’atmosfera burrascosa. Un raggio di sole che filtra appena illumina i fianchi rocciosi della Table Mountain e un pugno di case bianche sulla riva, che credo siano il nucleo embrionale di Cape Town.


I Dipinti di Hodges, eseguiti dopo il ritorno dal viaggio nel Pacifico, sono conservati nel National Maritime Museum di Londra

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